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Boccia (Pd): «Le primarie non finiscono mai». Migliore (Sel): «Ci sarà una quota di garanzia»

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Instancabili democratici: entrati ormai nel loop delle primarie, saltano da una all’altra. Prima il segretario, ora i parlamentari, domani i sindaci. Trotta tra un autogrill e l’altro Francesco Boccia, deputato Pd, e avverte: «Non chiamatele “Parlamentarie”, che le nostre sono una cosa seria – spiega – con la gente che va nelle sezioni e imbuca il proprio voto», insomma non sono casting. Però si rischia un nuovo caos primarie, o comunque che vinca la nomenklatura (i candidati saranno indicati dalle segreterie provinciali, complice il tempo tiranno): «I segretari provinciali non sono nomenklatura, sono il territorio. I candidati, per tornare a Roma, dovranno passare per i loro collegi. E sarà premiato chi, in questi anni, ha lavorato più seriamente».

Dopo le primarie, poi, ci saranno le secondarie, le elezioni vere. Che se vinci al Nazareno e poi perdi in Italia sembri un po’ fesso. Monti rischia di fregare tutti, fare “l’altro”, in un triangolo con Pd e Udc e scappare col malloppo. Visto che al centro la concorrenza è spietata, non sarebbe meglio fare una campagna “di sinistra” e puntare sulla riconquista di astenuti e delusi? Boccia, a sorpresa, si dice d’accordo: «Anzi, le dirò di più: è quello che stiamo facendo». Col rigore? «La nostra sinistra è una sinistra moderna. Una sinistra che nel proprio Dna ha il rispetto degli impegni europei, come già con l’Ulivo. Certo, non è la sinistra di Ferrero, che con le sue sparate è sempre più simile a Grillo; è invece una sinistra che, anziché mettere in discussione l’euro, individua chi dovrà pagare di più per uscire dalla crisi. Questo ci unisce a Vendola, la sostanza». Maalla fine, poi, questo centro liberale, moderato ed europeista che piace tanto a Bersani che cosa sarebbe? Silenzio. Poi Boccia si riprende: «Politicamente, il centro non esiste. In Parlamento, dopo, si vedrà se vorranno partecipare alle riforme o no». Arancioni sì, arancioni no? «Certo – continua Boccia – dove c’è il Pd c’è spazio per molti, ma sappiano che non ce n’è per chi attacca il capo dello Stato. Guardate che il Pd è un partito moderno, europeo e riformista». Già speravamo dicesse “di sinistra”… «Grazie a Bersani, – dice Boccia – oggi un partito di sinistra è in realtà quello che, con l’Ulivo, chiamavamo centrosinistra».

Faranno le primarie anche gli alleati di Sel. «Dobbiamo ancora capire come», dice Gennaro Migliore, braccio destro di Nichi Vendola, «ma le faremo». Per ora però, l’unica cosa sicura è che ci sarà, tanto per le liste del Pd quanto per quelle di Sel, delle “quote di garanzia” a disposizione delle segreterie. «Molto probabile – dice Migliore – ma vedremo i meccanismi con i quali si applicheranno».

Ma Sel non si preoccupa delle parole di Bersani alla stampa estera («Ogni problema con Sel sarà risolto»), confermando così il ricorso alle votazioni in gruppi congiunti, prima di andare in aula? Migliore non teme per nulla di finire schiacciato per l’evidente squilibrio numerico, anzi: «confidiamo – dice – che ci siano argomenti sui quali a sorpresa prevarrà la nostra linea e si romperanno gli ordini di scuderia».

In chiusura, come sempre, il collegamento con Michele Azzu dell’Isola dei Cassintegrati. Per noi oggi ha una bella notizia: hanno trovato la copertura per tutti gli esodati.

Non è vero.


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